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Cannabis light, ultimi aggiornamenti e notizie 2021

Notizie Cannabis Light 2021

Facciamo il punto della situazione sulla legalizzazione della cannabis in Italia, giunti alla primavera del 2021.

Faremo un rapido excursus cronologico per analizzare i fatti più significativi che si sono verificati in ambito legislativo e comunitario per poi cercare di individuare le tendenze per il futuro.

Ecco le notizie più rilevanti i provvedimenti e gli eventi più significativi degli ultimi anni, rivisti e analizzati in un ordine temporale decrescente.

L'Onu riconosce ufficialmente le proprietà medicinali della cannabis.

Il 2 dicembre 2020, dopo 50 anni, la commissione sugli stupefacenti (CND dell’ONU) ha eliminato la cannabis dalla tabella IV, ovvero quella delle sostanze stupefacenti più pericolose.

Cosa significa questo?

Il fatto che la canapa non si trovi più nella tabella IV, ma nella I, cioè quella delle sostanze soggette a controllo, ma non ritenute stupefacenti, apre la strada alla liberalizzazione e alla ricerca scientifica.

L’Onu ha di fatto confermato le evidenze scientifiche degli studi condotti negli ultimi anni,

dando così il via libera ad ulteriori e importanti ricerche che faranno luce sugli usi terapeutici della pianta, le cui proprietà curative sono state ufficialmente riconosciute.

Si tratta di un grande passo avanti a livello mondiale. Per l’Italia rappresenta l’apertura di un varco nel percorso che potrebbe condurre alla legalizzazione, o comunque a una regolamentazione più elastica, e in linea con le tendenze a livello mondiale.

Tale apertura, portando all’avvio di ulteriori ricerche scientifiche che daranno basi teoriche sempre più solide, contribuirà all’aumento delle conoscenze sulle proprietà benefiche della pianta e a una maggiore consapevolezza nell’uso che se ne farà.

Già nel 2019 l’OMS aveva chiesto la rimozione all’ONU della cannabis dalla lista delle sostanze stupefacenti, riconoscendone gli usi terapeutici e mettendo al contempo in evidenza la contraddizione: come può una pianta i cui effetti benefici siano riconosciuti a livello scientifico essere classificata come pericolosa?

Tale decisione, presa ad unanimità grazie al voto degli stati membri, non porterà automaticamente alla rimozione dei controlli nei singoli stati, ma fornisce un’indicazione molto importanze sulla tendenza che i loro governi potrebbero adottare in futuro, Italia compresa.

Il ministero dell'agricoltura in Italia, inserisce la cannabis tra le piante officinali.

Il ministero dell’agricoltura, con D.M. approvato il 23/07/2020 ha menzionato le infiorescenze di canapa sativa, destinate ad usi estrattivi tra le piante officinali, stabilendone inoltre il prezzo unitario massimo applicabile sul mercato agevolato dei prodotti agricoli.

Il D. Lgs. n. 75/2018 sulla coltivazione, raccolta e prima trasformazione delle piante officinali, oltre a fornire le linee guida in materia, stabiliva che con successivo decreto sarebbe stato aggiornato l’elenco delle piante officinali. Sanciva inoltre che nessuna sostanza stupefacente poteva entrare a far parte di tale elenco.

Importanti conseguenze:

Ecco dunque che dall’inclusione della cannabis tra le piante officinali da parte del ministero dell’agricoltura, che ne ha rilevato le proprietà curative e gli effetti benefici per la salute, ne dovrebbe conseguire l’esclusione della stessa dalla lista delle sostanze stupefacenti, ritenute pericolose.

Tanto più che nelle note e nelle premesse al D. Lgs. n.75/2018 si prevede che lo stesso debba “risolvere eventuali incongruenze e antinomie”, responsabili di ritardi e rallentamenti nel ciclo produttivo, come è ormai opinione condivisa per quanto riguarda la filiera della canapa in Italia,

Inoltre, la menzione della cannabis tra le piante officinali sottopone la stessa alla disciplina del D. Lgs. n.75/2018 e non più soltanto alla legge quadro 242/2016, per cui la pianta potrà essere lavorata e coltivata (purché proveniente da varietà certificata, con tenore di THC inferiore allo 0,2%) non solo per le finalità espresse nella legge quadro del 2016, ma anche come pianta officinale, come previsto dal D. Lgs. n.75/2018.

Da non trascurare che Il codice civile (art. 2135) prevede che la coltivazione, la raccolta e la prima trasformazione delle piante officinali, sono considerate attività agricole, pertanto non solo la coltivazione, ma anche la prima lavorazione delle infiorescenze di cannabis sono considerate attività di tipo agricolo.

Sentenza della Corte di Cassazione sulla coltivazione in casa.

Questa storica sentenza ha rappresentato un segnale importante verso la legalizzazione della cannabis in Italia.

La sentenza ha infatti stabilito che non è da considerarsi reato la coltivazione di marijuana in casa, purché si rispettino determinati vincoli.

Si può coltivare regolarmente cannabis in casa, senza incorrere in sanzioni penali, se la detta attività viene condotta con mezzi rudimentali, su un numero ridotto di piante ed esclusivamente per uso personale.

Ecco un estratto della sentenza: “non costituiscono reato le attività di coltivazione di minime dimensioni svolte in forma domestica. Attività di coltivazione che per le rudimentali tecniche utilizzate, lo scarso numero di piante ed il modesto quantitativo di prodotto ricavabile appaiono destinate in via esclusiva all’uso personale del coltivatore”.

Ecco che il nuovo orientamento, decisamente più elastico rispetto alla giurisprudenza del passato, si situa su un percorso che, a ben sperare, condurrà alla definitiva legalizzazione.

Decreto del 09 Novembre 2015 sulla cannabis terapeutica

Con questo decreto si dispone che la cannabis i cui valori di THC superino la soglia dello 0.2% possa essere impiegata ad uso terapeutico per la cura delle seguenti malattie:

Dolore cronico e quello associato a sclerosi multipla oltre che a lesioni del midollo spinale; alla nausea e vomito causati da chemioterapia, radioterapia, terapie per HIV; come stimolante dell’appetito nella cachessia, anoressia, perdita dell’appetito in pazienti oncologici o affetti da AIDS e nell’anoressia nervosa; l’effetto ipotensivo nel glaucoma; la riduzione dei movimenti involontari del corpo e facciali nella sindrome di Gilles de la Tourette”.

Nonostante ogni medico possa oggi, in scienza e coscienza, prescrivere la canapa per la cura delle sopra elencate malattie, così come previsto nel decreto, non si dispone in Italia di una quantità sufficiente di cannabis per far fronte alla crescente domanda.

La produzione di canapa medica è infatti ancora affidata, in via esclusiva, all’Istituto Farmaceutico Militare di Firenze, che da solo non riesce, con i suoi 100/200 kg di produzione l’anno e solo 2 varietà coltivate, a garantire livelli qualitativi e quantitativi adeguati alla domanda.

Per far fronte al fabbisogno, che si attesta intorno ai 1950 chilogrammi nel 2020, secondo l’International Narcotics Control Board, lo stato italiano è costretto ogni anno a ricorrere alle importazioni dall’Olanda, in una gara con altri paesi dai risultati sempre molto limitanti.

Conclusione

La discussione sulla concessione ad altri enti, pubblici o privati, per la produzione di cannabis terapeutica rimbalza da più di due anni tra le camme in parlamento, senza risolversi, senza che nessuna autorizzazione sia mai stata concessa, nonostante le pressioni di alcuni gruppi politici e delle associazioni dei pazienti.

La disobbedienza civile sembra essere ancora l’unica strada, attualmente scelta da molte associazioni di malati, che troppo spesso hanno dovuto interrompere i loro piani terapeutici per l’impossibilità di procurarsi la sostanza, costretti anche a ricorrere al mercato nero o all’auto- produzione.

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